Con l’inizio del 2021, sono entrate in vigore diverse novità sulla regolamentazione dell’uso dei droni. Delle regole chiare e precise sul loro utilizzo si sono rese indispensabili visto il costante incremento dell’interesse del mondo dei droni sia per motivi ricreativi che professionali. Tutte norme volte ad evitare incidenti e utilizzi sbagliati di questi strumenti.
L’entrata in vigore del regolamento europeo dei droni
Dallo scorso 1° gennaio, la competenza delle cosiddette operazioni SAPR, acronimo che identifica i mezzi a pilotaggio remoto, è infatti passata dall’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) all’EASA (European Union Aviation Safety Agency). Con l’entrata in vigore della nuova normativa europea che ha fatto decadere di fatto la precedente regolamentazione italiana, infatti, le persone che utilizzano dei piccoli droni anche solo per scopi di svago devono necessariamente assumersi maggiori responsabilità. Il regolamento EASA approvato dal Parlamento Europeo uniforma in questo modo l’utilizzo dei droni in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, più Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein.
Le principali novità della normativa EASA
Il nuovo regolamento dell’Unione Europea in merito all’uso dei droni avrà bisogno di un triennio di tempo per la sua completa applicazione. Tutti i droni che escono dalle fabbriche dal 1° gennaio 2021 in poi, infatti, devono avere il marchio CE. Questo è uno dei motivi per cui ci vorrà un tempo tecnico stimato in tre anni. Nel corso dei quali, però, i droni senza certificazione europea potranno continuare ad essere utilizzati.
L’altro importante cambiamento introdotto dalla normativa europea riguarda la classificazione delle categorie dei droni. In particolare nella “open category”, che comprende tutti gli aeromobili a controllo remoto di peso inferiore ai 25 chilogrammi, sono state aggiunte tre sotto categorie. La A1 riguarda i droni di peso massimo minore di 250 grammi o 900 grammi che possono essere utilizzati in volo sopra a persone non radunate in assembramento. Per farlo, però, l’operatore dovrà sostenere un apposito corso on line.
La categoria A2, in cui rientrano i droni con un peso inferiore ai 4 chilogrammi, prevede degli obblighi simili. A questi va però aggiunta un’autocertificazione sulle capacità di pilotaggio e un certificato di competenza emesso dall’autorità o dalla scuola di volo. L’A3, infine, regolamenta tutti i droni fino ai 25 chilogrammi di peso. Seconda la nuova norma, questi ultimi non possono essere utilizzati in zone residenziali o sopra le persone. Inoltre i piloti devono essere in possesso dell’apposito patentino, conseguito dopo un corso ed un esame on line.
Le categorie Specific e Certified
La normativa dell’Unione Europea, inoltre, definisce “Specific” quella categoria in cui rientrano i droni caratterizzati da un rischio medio. La Jarus (Joint Authorities for Rulemaking on Unmanned Systems) è il comitato tecnico scientifico chiamato ad accettare o meno le dichiarazioni di conformità o le domande di autorizzazione che saranno inoltrate dagli operatori.
Nella categoria “Certified”, infine, rientrano tutti quei droni che sono utilizzati in operazioni ad alto rischio, come ad esempio il sorvolo di folla con mezzi di grandi dimensioni. Per poterli pilotare è indispensabile il Certificato di Aeronavigabilità che in Italia è rilasciato dall‘Ente Nazionale per l’Aviazione Civile.
L’introduzione del nuovo regolamento europeo ha reso certamente più complesso l’utilizzo dei droni per uso professionali e ricreativo. Oltretutto ancora in pochi lo conoscono e ne applicano le indicazioni e le restrizioni.